Il D.P.R. dell’Ordinamento giudiziario ha oltre 18 anni dalla sua promulgazione ma per quanta il nuovo complesso, molto ancora resta da fare. E non bastano i tour guidati per gli universitari, le forze dell’ordine, le associazioni di rappresentanza oppure le varie Autorità che vengono all’interno della struttura dato che per lo più non hanno accesso ai reparti con più lacune in assoluto (ad es. il G12 Transito, le sezioni del G9 o del G11). Sicuramente le migliorie riguardano il G8, la redazione del nostro giornale, il call center del “Bambin Gesù”, le stanze di acquisizione immagini oppure la sala universitaria TIM.
Infatti, detenere in un luogo consono, sano ed efficiente una persona (e che non sia in violazione dell’art.3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali) la renderà sicuramente un detenuto migliore e più facile da reinserire alla società a cui appartiene.
Paradossalmente, questo vuole essere un auspicio e non una semplice elencazione delle cose che non vanno, come nel carcere così come nel resto d’Italia d’altronde…però fa riflettere che se un cittadino trasgredisce alle leggi viene punito, così non può dirsi altrettanto per lo Stato visto che nel D.P.R. vengono menzionate delle regole e delle prescrizioni che all’interno della struttura carceraria invece non sono in linea con quanto previsto. Come l’acqua calda e la doccia nella cella, il pulsante per l’illuminazione della cella, la scarsità degli operatori professionali, lo stato delle cucine che sfornano pasti per un numero di detenuti di gran lunga superiori a quelli previsti.
Ripeto, questo mio non vuol essere un cahier de doleance (una sequela di lamentele), tutti siamo consci che il mondo carcerario è complicato e difficile ed è quasi un universo a parte, però fa riflettere che si abbia a vivere la propria detenzione a contatto con tante cose che non vanno proprio da parte dello Stato che ti sta “punendo” e che in primis dovrebbe essere da esempio. Il problema, non è l’amministrazione che gestisce la struttura: la chiave è effettuare importanti investimenti al fine di garantire l’applicazione delle leggi in materia di ordinamento penitenziario oppure – e chiudo con un paradosso finale – non dare esecuzione alle pene detentive sino a che non venga assicurata una corretta salvaguardia dei diritti del detenuto in applicazione della nostra Costituzione e delle Convenzioni europee.
Matteo De Luca