Macchine da cucire, ferri da stiro e manichini. Tutto in una piccola sala all’interno della sezione femminile del carcere di Rebibbia, a Roma. Un laboratorio di sartoria per “Ricuciamo”, il progetto presentato lo scorso 29 aprile alla casa circondariale dal vicesindaco della Capitale, Sveva Belviso, e il garante delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Filippo Pegorari, è destinato a 12 detenute, metà italiane e metà straniere, con l’obiettivo di insegnare loro una nuova professione, per riabilitarle ed emanciparle economicamente. Il corso di formazione di nove mesi, tenuto da docenti dell’accademia Altieri, porterà alla realizzazione della linea di capi d’abbigliamento “Neroluce” che saranno venduti attraverso mostre e presentati alla manifestazione Alta Roma Alta Moda. Gli introiti derivanti dalla vendita verranno utilizzati per la retribuzione delle detenute e reinvestiti nel progetto. “I detenuti che non partecipano a programmi di reinserimento hanno il 70% di possibilità di tornare a commettere reati- ha sottolineato Belviso durante l’incontro con le detenute. Chi invece ha potuto riavvicinarsi alla società attraverso un impiego ha solo due probabilità su dieci di sbagliare ancora. Questa esperienza darà alle donne gli strumenti di sostegno per affrontare le paure e le insicurezze e per ricostruire la propria normalità”. “Il corso – ha concluso Pegorari – è importante perché conferisce alle detenute una professionalità facilmente spendibile dopo la detenzione e offre la possibilità di ricavare un reddito dal lavoro svolto”.
Fonte: ristretti.org