“Il bisogno di intessere relazioni affettive è un esigenza insita nella natura umana. L’uomo, infatti, non è fatto per vivere da solo, ma è un individuo che tra i vari bisogni essenziali ha quello dell’attaccamento che scaturisce dalla necessità di protezione e che permette agli individui di avere una maggiore sicurezza nell’esplorazione del mondo e nella costruzione del proprio bagaglio di esperienze.
L’interruzione dei legami affettivi tra genitori detenuti e figli, come statisticamente provato, può incrementare fenomeni di abbandono scolastico, devianza giovanile, disoccupazione, illegalità, disagio sociale e aumentare i casi di detenzione tra i figli di genitori detenuti.
Il progetto nasce dall’idea di promuovere e rafforzare in ogni modo il mantenimento della relazione figlio genitore durante la detenzione e sensibilizzare la società civile perché si faccia carico dei diritti umani, sanciti dalle convenzioni internazionali, in favore dei minori separati dai propri genitori detenuti, affinché il diritto alla genitorialità venga garantito, culturalmente assimilato e reso parte del sistema valoriale.
Il carcere è il luogo in cui è maggiormente necessario tutelare questo diritto per contrastare le possibili conseguenze dovute all’interruzione dei legami affettivi, dannose anche per la comunità, che vede, come statisticamente provato, aumentare i casi di detenzione nelle biografie dei figli di genitori detenuti, incrementare fenomeni di abbandono scolastico, devianza giovanile, disoccupazione, illegalità, disagio sociale.
Un intervento di sostegno e accompagnamento della relazione genitoriale durante l’esperienza della carcerazione si configura quindi come intervento di prevenzione sociale.
È un intervento che si rivela duplice in termini di prevenzione: aiuta a prevenire le difficoltà emozionali e relazionali del bambino e il loro effetto negativo sul suo sviluppo psicoaffettivo e aiuta il genitore a conservare e continuare a svolgere il suo ruolo genitoriale.
Per questo qui vogliamo focalizzare l’attenzione sulla situazione di disagio biunivoco, che sia i genitori che i loro figli vivono.
IL PROGETTO
Il progetto “Io sto con papà” prevede l’organizzazione di diversi incontri nei vari Istituti Penitenziari del territorio nazionale, giornate in cui genitori e figli possano vivere momenti di svago e spensieratezza che favoriscano il “ritrovarsi”.
Durante tali incontri saranno appositamente organizzati: spettacoli di vario genere, musicali, teatrali, di clowneria oltre a laboratori e giochi volti a coinvolgere l’intera famiglia.
E’ previsto anche l’utilizzo degli animali per l’accompagno all’interno dei bambini.
Agli incontri parteciperanno inoltre volontari, educatori e psicologi e esperti dei vari settori.
A tale scopo sono già stati realizzati due giornate di incontro, il primo presso la Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso che ha visto la partecipazione di mago Lupis, il secondo presso la Casa Circondariale di Rebibbia Terza Casa che ha visto la partecipazione della Love Cup e di tutti gli artisti, alla madrina Annamaria Maltagliati, ai simpaticissimi Sequestrattori, e all’ASI.
Il progetto è completamente autofinanziato, grazie anche al prezioso contributo della Roma Cares, che ha donato del materiale tecnico e alla donazione di materiale autografato della Dark Polo Gang che è stato messo all’asta durante un l’evento di beneficenza realizzato per sostenere il progetto e che ha visto la partecipazione di numerosi artisti.